IL GRATALE

 

Ad Acerno la castagna è stata da sempre una fonte importante della economia locale, forse la principale insieme all'industria boschiva. Eppure occorre constatare come mai si è riusciti a organizzare una struttura permanente di associazione dei castanicoltori del territorio per la raccolta e ancor più la lavorazione di questo bene a livello industriale.
Le castagne secche sono state per secoli una risorsa insostituibile per i contadini perché riuscivano, nei momenti difficili, a risolvere il problema dei pasti giornalieri. Venivano infatti definite “pane d'albero” e oltre all'utilizzo alimentare la castagna veniva venduta o barattata con altri prodotti alimentari quali il grano, altra frutta e in parte veniva anche utilizzata per il bestiame (quelle piccole e toccate). Forse non a tutti è nota la funzione anche curiosa della castagna in periodi antichi quando,durante l'epoca rinascimentale le castagne secche potevano avere anche tutt'altra funzione, infatti, si racconta che a volte potevano essere utilizzate come pericolosi proiettili da lanciare con le fionde quando nei castelli finivano le munizioni. Durante gli assedi le castagne erano abbondantemente presenti perché la farina di castagne ha il pregio di conservarsi senza ossidarsi per qualche anno.
Nel 2° dopoguerra insieme ad un arancio o un mandarino e qualche noce, le castagne facevano parte dei doni che i bambini dei contadini ricevevano la mattina di Natale. Una lavorazione delle castagne molto diffusa porta alla loro essiccazione ed in particolare alle pestate e alle così dette Castagne del prete.
Le castagne del prete sono un prodotto tipico delle feste natalizie; anticamente venivano preparate particolarmente nell'Avellinese, ma anche in alcune tradizionali coltivazioni a livello familiare sul territorio di Acerno ove si utilizzavano i forni presenti nelle abitazioni rurali. Nelle cucine o nel soffitto veniva costruito un piccolo gratale per l'essiccazione delle castagne. Con questa tecnica da 10 quintali di castagne si ottengono circa 4 quintali di castagne secche. Oggi l'essiccazione delle castagne è praticata anche nel resto della Campania, la tecnica di produzione delle castagne secche è rimasta pressoché invariata e ad Acerno la lavorazione di questi prodotti avviene oggi presso l'Azienda Agricola Nigro Irene utilizzando la classica e tradizionale tecnica dei gratali.
Una volta raccolte, le castagne vengono messe negli essiccatoi “i gratali”, in Toscana “Metato” e nell'Italia settentrionale “Grè” . Il “gratale” è un locale al centro del quale si trova un focolaio e al piano superiore si trova un graticcio a piccole campate sorrette da travi disposte in modo tale da permettere al calore di salire e seccare le castagne.
Le castagne fresche ancora con il guscio, vengono disposte sui graticci di legno, al di sotto dei quali si accendono i fuochi alimentati da legna di castagno. Per ottenere una buona essiccazione le castagne devono rimanere nei “gratali” per circa venti giorni con il fuoco che deve essere lasciato costantemente acceso. Lo strato della massa di castagne sul graticcio non supera i 40-50 cm. e deve essere costantemente girata per ottenere una essiccazione uniforme. Il fuoco non deve essere molto vivace ma con fiamma bassissima e l'essicazione avviene tramite calore e fumo.
Una volta seccate si procede alla calibratura ed alla selezione delle castagne. Le più piccole vengono sgusciate e quindi si chiamano pestate (nell'Italia Centrale le pestate vengono chiamate morbidelle) e vengono utilizzate soprattutto per la produzione di dolci e farine. La sgusciatura, oggi meccanica, veniva fatta tradizionalmente negli anni passati sbattendo per terra ripetutamente i sacchetti con le castagne calde. Le più grandi non vengono sgusciate ma infornate e tostate in forni ventilati per 30 minuti circa a 180 °C. e quindi, per farle insaporire e reidratare, vengono immerse in cassoni di plastica pieni di acqua o di acqua e vino dando così vita alle “castagne del prete” o del “Monaco”. Queste sgusciate si presentano dal colore marrone intenso e dal sapore caratteristico che richiama l a caramellizzazione degli zuccheri, vengono consumate preferibilmente nel periodo natalizio nella tradizione napoletana e sono riconosciute come prodotto agroalimentare tradizionale della Regione Campania. Nella vicina Puglia è molto diffusa la tradizione dell'uso delle castagne del prete in occasione della festività dei Morti e dell'Immacolata. Quando, invece, le castagne sono caratterizzate da un'alta percentuale di umidità, nonostante la permanenza sui graticci, rimangono “mosce” e, una volta tolte dal fuoco, vengono infilate ad uno spago, a mo di rosario ed appese in attesa di essere consumate.
L'essiccazione prima e la tostatura dopo garantiscono la distruzione di tutti gli agenti inquinanti e quindi la salubrità del prodotto. Contaminazioni si possono avere dopo l'idratazione in caso di cattiva conservazione.

  

 

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(da Agorà n. 29 - Novembre2010)